Ritiro a Fonte Colombo

31 Marzo 2007

INIZIO DEL NOSTRO CAMMINO DI FEDE

Una giornata primaverile ha accompagnata l’esperienza del nostro primo ritiro con Padre Renzo. Siamo partiti alle 8 e 30 del 31 marzo 2007 da San Sebastiano con le nostre vetture e alle dieci eravamo a Fonte Colombo.

Dopo un breve sguardo ai luoghi dove Francesco scrisse la regola francescana e subì, per obbedienza, la terribile operazione agli occhi che lo lasciò sfigurato per la vita, frate Renzo ci ha riuniti in una saletta del Convento  ed abbiamo iniziato il nostro incontro.

La preghiera portata da Fabio ci ha introdotti nel clima che volevamo trovare. Renzo ci ha letto il passo tratto dal libro di  Alessandro Pronzato “Vogliamo vedere Gesu” e ci ha preparato al momento importante della giornata: il nostro deserto.

Ognuno di noi si è appartato con il Vangelo in mano ed un taccuino per scrivere le sue riflessioni. Il bosco reso accogliente dal sole ha offerto a ciascuno una nicchia dove rimanere solo con sé stesso e con il Signore.

All’una abbiamo pranzato nel terrazzo che confinava con la campagna verde, condividendo la colazione al sacco e gustando la crostata che il superiore del convento ci ha voluto offrire.

Dopo avere passato un’oretta in piacevole conversazione, tra risate e rilassamento, ci siamo messi in cerchio al caldo del tiepido sole e, guidati da Renzo, ognuno ha espresso quello che ha significato per lui l’incontro con Gesù.

Gli interventi hanno portato ciascuno dentro sé stesso a meditare sulla propria vita, sul suo percorso spirituale e a farsi la domanda essenziale: “L’ho incontrato davvero io Gesù Cristo? Lo devo ancora cercare? Lo voglio trovare? Chi è per me questo Gesù?”. Le risposte date ci hanno fatto riflettere che siamo tutti in cammino e che se ci diamo una mano, con il cuore libero da pregiudizi e la voglia di riconoscerci fratelli in Cristo, l’incontro può avvenire davvero e cambiarci la vita.

Alle 5 la Santa Messa nella piccola cappella del convento ci ha riuniti tutti. La commovente lettura della Passione, fatta a più voci, ci ha portati indietro nel tempo e ci ha fatti sentire attori di una rappresentazione medioevale quando nelle chiese ci si improvvisava artisti e tutti insieme si vivevano i momenti alti della vita di Gesù.

Con la gioia nel cuore e i piedi ad un centimetro da terra ci siamo avviati a Greccio per terminare in quel luogo francescano la nostra giornata semplice e serena che ha lasciato nell’anima il segno della pace. Non sapevamo che questo era l'inizio di un lungo cammino di fede che ci avrebbe portato lontano.

Per ricordare i momenti belli riportiamo alcune foto, la preghiera con cui abbiamo iniziato il nostro ritiro e il brano che ha fatto da filo conduttore alla nostra giornata.

Perché ti voglio bene

Quando ti sei svegliato questa mattina ti ho osservato ed ho sperato che tu mi rivolgessi la parola, anche solo poche parole, chiedendo la mia opinione, ringraziandomi per qualcosa di buono che ti era accaduto ieri, però ho notato che eri molto occupato a cercare il vestito giusto da metterti per andare a lavorare.

Ho continuato ad aspettare ancora mentre correvi in casa per vestirti e sistemarti, sapevo che avresti avuto del tempo anche solo per fermarti qualche minuto e dirmi “Ciao”; però eri troppo occupato. Per questo ho acceso il cielo per te, l’ho riempito di colori e di canti di uccelli per vedere se così mi ascoltavi, però nemmeno di questo ti sei reso conto.

Ti ho osservato mentre ti accingevi al lavoro e ti ho aspettato pazientemente tutto il giorno, con le molte cose che avevi da fare, suppongo che tu sia stato troppo occupato per dirmi qualcosa.

Al tuo rientro ho visto la stanchezza sul tuo volto ed ho pensato di rinfrescarti un poco facendo cadere una lieve pioggia, perché questa la portasse via, il mio era un dono, ma tu ti sei infuriato ed hai offeso il mio nome.

Desideravo tanto che tu mi parlassi… c’era ancora tanto tempo ho pensato.

Dopo hai acceso il televisore, ti ho aspettato pazientemente; mentre guardavi la TV hai cenato ed immerso nel tuo mondo ti sei dimenticato nuovamente di parlare con me.

Ho notato che eri stanco ed ho compreso il tuo desiderio di silenzio e così ho fatto scendere il sole ed al suo posto ho disteso una coperta di stelle ed al centro di questa ho acceso una candela: era uno spettacolo bellissimo, ma tu non ti sei accorto di nulla.

Al momento di dormire, dopo aver augurato la buona notte alla famiglia, ti sei coricato e quasi immediatamente ti sei addormentato.

Ho accompagnato i tuoi sogni con musica e dolci pensieri ed i miei angeli hanno vegliato su di te, ma non importa, perché forse nemmeno ti rendi conto che io sono sempre lì con te.

Ho più pazienza di quanto tu t’immagini, mi piacerebbe pure insegnarti ad avere pazienza tu con gli altri.

Ti amo tanto che attendo tutti i giorni una preghiera, i doni che ti ho dati oggi sono frutto del mio amore per te.

Bene, ti sei svegliato di nuovo ed ancora una volta io sono qui ed aspetto, senza nient’altro che il mio amore per te, sperando che oggi tu possa dedicarmi un po’ di tempo. Buona giornata

Tuo papà Dio

I Suoi passi ci hanno preceduto

Siamo noi che cerchiamo Dio oppure è Lui che ci cerca? E’ più bruciante la nostalgia – sovente inconscia – che l’uomo ha di Dio, o la nostalgia che Dio ha dell’uomo? Siamo noi che non possiamo fare a meno di Lui (anche se qualche volta fingiamo di non averne bisogno), oppure è Lui che non può fare a meno di noi?

   Gesù fa sapere a Natanaele: “Prima che Filippo ti chiamasse, ti ho visto sotto il fico” (Gv 1, 48).

   E così alla fine, si scopre che Qualcuno ci ha anticipato, ci conosceva, ci aveva già avvistati mentre acora sostavamo sotto il nostro fico, ci cercava… La nostra ricerca è stata preceduta, guidata, illuminata dal suo “sguardo” iniziale, puntato su di noi. Una specie di radar sensibilissimo, proteso verso le lontananze più remote.

  “Per trent’anni sono andato alla ricerca di Dio

   e quando ho aperto gli occhi

   al termine del cammino,

   ho scoperto che là c’era Lui

   che mi aspettava” (Ferid Ed-Din Attar).

  Mi aspettava da chissà quanto tempo…

   Il primato resta sempre quello dell’iniziativa divina. Il dato fondamentale è la gratuità del suo dono. Lui è venuto precisamente per cercarci:

   “Dove abiti?” (Gv 1, 38). Lui abita le strade percorse dagli uomini. Il nostro è semplicemente un atteggiamento di risposta. La nostra ricerca è frutto della sua ricerca.

   Senza sottovalutare le spinte che possono venire dall’interno e dall’esterno dell’uomo, la ricerca sarebbe sterile se Dio non si facesse incontro all’uomo, se iul cielo non fosse “aperto”, reso accessibile in cristo. Per cui la nostra ricerca è, in realtà, un lasciarci cercare e lasciarci trovare da Lui…

   Osserva Thomas Merton: “Lo abbiamo trovato perché Egli ci ha cercato. Dio è sceso a stabilire la propria dimora in mezzo ai peccatori”.

   Bisogna correggere Pascal: “Non mi cercheresti se non mi avessi già trovato”. No: “Non mi cercheresti se non ti avessi già trovato”. O anche soltanto avvistato quand’eri ancora lontano.

   Il grande pensatore ebreo A. J. Heschel, vel volume Dio alla ricerca dell’uomo, osserva: “La maggior parte delle teorie religiose cominciano definendo la situazione religiosa come una ricerca di Dio da parte dell’uomo e affermano l’assioma che Dio è silenzioso, nascosto e indifferente alla ricerca di lui da parte dell’uomo… La Bibbia, invece, parla non solo di ricerca di Dio da parte dell’uomo, ma anche di ricerca dell’uomo da parte di Dio”.

   Giobbe esclama: “Tu mi dai la caccia come un leopardoi” (10, 16). Il paradosso della fede biblica è proprio questo: Dio insegue l’uomo

   Dio non intende rimanere solo. Non si accontenta di essere il Dio delle stelle. Vuol essere il Dio dell’uomo.

   “Io ho cercato la tua vicinanza:

     con tutto il mio cuore ti ho chiamato

     e mentre uscivo per incontrarti

     ti ho trovato che venivi verso di me

                         (Yehudah Valevi)

   Dunque, i passi di Dio precedono, anticipano sempre i nostri. Ma bisogna “ascoltarli”. Sì, paradossalmente, prima di ascoltare la sua voce, dobbiamo essere in grado di ascoltare i suoi passi.

   In ogni caso, il dono più prezioso che possiamo offrirgli è quello di esserci lasciati trovare.

 

 

 

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